Molte volte ho dato la netta impressione di essere il fortunato possessore di una grande verità mai scoperta prima.
Ho arricchito le mie parole con un pizzico di delirio di grandezza, tale da ergermi su una sorta di piedistallo, alla stregua di un profeta o di un gran filosofo. Altre volte ho indossato la maglia d’acciaio dell’eroe senza macchia ( ma non senza paura) alla ricerca di un drago da combattere..
Questo, perché, dalla mia prospettiva, riuscivo, spesso, a cogliere nell’essenza delle cose il più piccolo o il molto grande. Ma, a volte, mi è mancato il senso ironico – presente in gioventù- per evitare di finire nella buca che sovente mi si è presentata innanzi e che, purtroppo, non sono stato in grado di scorgere, preso come ero a guardare o troppo in là o troppo in me stesso.
Adesso ho capito che è inutile costruire castelli di sabbia, imbrattandoli di parole, se, alla base di tali costruzioni, non vi sia un terreno consono a stabilire solide fondamenta.
Per questo sconsiglio ai più giovani di diffidare dei falsi profeti, di coloro che dipingono il mondo a tinte fosche e che, poi, invece, magicamente, ne propongono uno alternativo, senza fatica e sudore della fronte.
Sarebbe fin troppo facile diventare discepolo di un simile profeta, infatti molti si lasciano governare da profeti e da maestri portatori di dottrine o teorie, perché così la pigrizia mentale diventi virtù e ci si può scaldare al sole di un essere quasi semidivino.
Conduciamo allora un rinnovamento, indichiamo pure nuovi ordini e direzioni; ma non eleviamo a sistema le parole. Ricordando sempre che la strada che percorriamo può avere delle buche e, a volte, delle vere e proprie voragini.