Cos’è l’arte

Esiste una definizione univoca per dire cosa sia l’arte?  Personalmente sono propenso a credere che non esiste nemmeno una cosa chiamata “arte”. Esistono solo i produttori d’arte: gli artisti. Artisti erano coloro che disegnavano sulle caverne le forme degli animali. Artisti sono persino coloro che imbrattano i muri delle stazioni metropolitane (non tutti però…). Un elemento comune a tutte le esperienze artistiche, anche quelle lontane dai canoni tradizionali, è lo stato concettuale dell’operazione creativa. In altre parole deve esistere una consapevolezza secondo cui l’arte è un codice, una costruzione collettiva e convenzionale attraverso cui esprimere la creatività. Così gli spazi che  occupa, i giudizi e le reazioni che suscita, appartengono ad un ordine storico e culturale di una determinata epoca. Ma l’arte non si ferma col tempo. Per tal via noi riusciamo a scorgere nelle opere degli artisti del passato nuovi stimoli che escono dall’opera d’arte ed incontrano il presente, acquistando un alt(r)o valore simbolico. E questo non per negare la legittimità di un’opera nell’epoca in cui è stata creata, anzi! Tuttavia quell’opera non può rimanere cristallizzata in un certo lasso di tempo. L’opera può sempre “aprire” la mente a nuovi significati. Significati che erano magari non presenti consapevolmente nella mente dell’artista. L’arte – a partire dagli anni ’70 – si è caratterizzata da uno spirito ribelle. Uno spirito che ha  spinto l’arte a fuoriuscire dal suo ambito specialistico, con in  suoi critici e i suoi noiosi cantori. Un ambito angusto quello tradizionale che, circoscritto dalla tecnica (a volte fine a se stessa), ha caricato l’artista di un fardello troppo pesante. Un fardello che non ha permesso di aprire le ali e volare alto, libero dai preconcetti, capace di creare libera-mente  in modo più enigmatico, ed inafferrabile. Nella moderna concezione artistica, la produzione dell’opera d’arte si trova così ad essere smaterializzata, ad investire criticamente lo spazio circostante, a volte contrastandolo visibilmente, altre volte invece assecondandolo con miglioramenti funzionali. Si sono così aperti muovi spazi concettuali, di cui il corpo e l’eros ne rappresentano quelli più illuminanti. Penso all’interazione psicologica tra sesso e violenza. Ci sono persino posizioni che si legano al movimento di liberazione della donna mettendo in discussioni alcuni stereotipi conclamati femminili (Gina Pane, Valie Export, Ketty La Rocca ecc.) Tutti modelli in cui si manifesta il vivere di questi tempi: agitazione, mobilità, fascinazione. Ci sono esperienze creative che escono fuori dai recinti dei Musei e delle Gallerie d’Arte, fino a toccare ambiti inusuali. Sono forme artistiche dotate dell’impeto improcrastinabile dell’urgenza, di una cogenza espressiva che le rende immediatamente fruibili ed espressive. Nella letteratura, nonostante tutte le resistenze del mondo accademico ufficiale, prende forma proprio a partire dagli anni ’70, la diffusione di un genere diverso: la letteratura del vissuto, del particolare. Venne chiamata “letteratura selvaggia” . Tutti ricorderanno le copertine provocatorie e scandalistiche della rivista “Il Male” che non faceva sconti a nessuno. Ad onor del vero, però, questa non fu una vera e propria novità; in quanto aveva avuto dei precedenti – anche se diversi – nel “Politecnico” di Vittorini. Si arrivò così alla figura dell’intellettuale rovesciato di Gianni Bosio e a particolari decostruzioni linguistiche originali. Attraverso queste esperienze si fini per mettere in discussione il significato stesso dello scrivere come pure la funzione dell’intellettuale. L’idea stessa di Letteratura, così come ci veniva tramandata, veniva messa in discussione. Questa mole di scritti autobiografici, ridimensionavano il ruolo dell’autore, il suo parlare ex cattedra, dando invece ampio spazio al carattere collettivo dello scritto. Gli operai, i contestatori  e tutti gli esclusi dalla cultura ufficiale acquistavano diritto di cittadinanza nel panorama esiguo dei letterati. Questo tipo di scrittura, spesso sgrammaticata, ben si adattava allo spirito libero dei contestatori dell’epoca che volevano inserire la loro personale equazione umana nell’ambito artistico letterario,  senza enfatizzarne gli aspetti individualistici dell’autore. Bisognava lasciare la scrittura libera, non esaltandola in un vuoto individualismo, ma inserendola in  un contesto più ampio, che desse voce a chi non era inserito nei programmi dei cosiddetti intellettuali organici al sistema. A questo tipo di scritti si troveranno unite anche delle forme d’inchiesta volte ad indagare e a rendere  pubblica la divulgazione di certi fatti particolari. Anche qui venivano privilegiate le  testimonianze in prima persona o anche come interviste. In questo senso si inserisce il filone delle autobiografie nate al termine di un periodo estremamente turbolento, pensiamo a Michael Baumann per esempio. E poi vi erano tutta una serie di scritti legati al movimento femminista che introducevano la pratica dell’autocoscienza. Insomma si era creato un vortice creativo in eterno movimento. Un vortice  che – nell’ottundimento generale d’oggigiorno – costituirebbe veramente un “toccasana” per gli zombies che popolano le nostre orripilanti città.

postato da Pierre Louis alle ore 19/06/2008 12:14 |

commenti

22 Giugno 2008 – 14:10

Post colto e profondo. Da artista, ti poni il problema e lo analizzi. Ma la parola arte, non dimentichiamolo, deriva da ‘artificio’.
L’arte e’ dunque – forse – sabotare il reale, renderlo migliore o peggiore, fingere. Mi vieni in mente Borge, le sue ‘Finzioni’. Un abbraccio.


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tullia65

#2 22 Giugno 2008 – 18:26

Mi sovviene quel celeberrimo frammento di Anassagora secondo cui:”l’uomo è intelligente perché ha le mani”. Ora, senza estremizzare il concetto, possiamo dire che le mani sono il primo strumento “tecnico” dell’uomo. E quanto più la mano è allenata tanto maggiore sarà la sua capacità di “modificare” la realtà. In greco Τέχνη indica la capacità forgiare una qualsiasi cosa… Artista è colui che produce l’arte. Il maestro, allo stesso modo, è colui che possiede maestria nel metterla in pratica.


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PierreLouis

#3 23 Giugno 2008 – 08:01

Borge stava per Borges, scusami per l’errore dovuto alla fretta, Pierre. E grazie per gli spunti. E’ vero, l’uomo si distingue dagli animali per il pollice prensile…


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tullia65

Informazioni su Pierrelouis

Vivo in un'amena località del S.A., alle pendici di un Monte silente. Mi piace leggere e discorrere di musica, storia e politica. Amo incontrare persone con cui sia piacevole parlare. Poi il resto verrà da solo...
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