Due sentimenti

Due sentimenti assai potenti, ma non per questo meno insidiosi, si stanno affacciando a lambire la mente e il cuore dell’Europa: la paura, in primis, e, infine, la rabbia. Questi sentimenti sono assai poco costruttivi, per non dire, completamente distruttivi. Purtroppo, però, e spero di sbagliarmi, credo caratterizzeranno tutti i più recenti eventi e, penso, futuri del Vecchio continente. Essi caratterizzano non solo il clima politico e pre-elettorale, ma anche quello psicologico e sociale.

La situazione politica, al di là dei soliti proclami, è stagnante; essa riflette, cioè, una situazione economica assai critica e precaria. Ciò lo si deve, non al fronteggiarsi di due o più disegni che hanno una loro proposta per ogni aspetto della vita sociale, bensì alla realizzazione dell’UNICO DISEGNO volto all’instaurazione del GOVERNO UNICO MONDIALE.

Il clima politico è perciò creato dagli umori dell’opinione pubblica che possono, con la mutevolezza propria dei sentimenti di massa, concentrarli  su un solo tema  e dargli importanza assolutamente prevalente. Mentre una posizione precisa, che dovrebbe scaturire da un progetto organico, non c’è. Ma, a questo punto, s’impone una domanda? Cui boni?

Il nostro sistema appare bloccato e per poter rispondere alla totalità dei problemi in campo occorre non delle mere riforme ma un progetto organico e strutturale che esuli dalle richieste di questo o di quello.

francois-hollande-une-catastrophe-pour-vendettaEd è proprio attraverso l’analisi del “clima politico” prevalente che oggi pervade l’intera Europa che si possono spiegare tanto la bruciante umiliazione di Francois Hollande tanto la débâcle dell’intera sinistra francese alle consultazioni amministrative. Ma questo dato non rappresenta certo una novità.

Tutti ricorderanno, in tempi non sospetti, l’improvviso successo di Jörg Haider in Austria (e soprattutto di come sia miseramente concluso) o la repentina salita alla ribalta di un movimento come quello di Pim Fortuyn in Olanda…
Appare sin troppo ovvio che il clima perdurante di crisi non sia un frutto amaro del caso…
Un discorso a parte va fatto circa i cambiamenti politici di fondo; in altre parole, su quei cambiamenti che  si manifestano nel lungo periodo, anche se attraversano oggi una fase di accelerazione della storia.
Anche una riflessione su di un elemento così effimero, come il clima politico, consente di andare ben oltre per cercar di capire un po’ meglio le radici di quel fenomeno anomalo che, a torto e a ragione, viene oggi denominato come populismo.
Il populismo, vista la precaria e disastrata situazione attuale, promette di continuare, seppure secondo ondate in forme diverse, e indi di trasformarsi in qualcosa d’altro. Staremo a vedere se questo accadrà e determinerà un vero cambiamento degli attuali equilibri politici.
Qualcosa di simile è già accaduto in Italia, sebbene con esisti assai scontati. Il disgusto e la paura, infatti, non albergano solo al Sud e sulle coste greche… questi sentimenti sono  assai presenti in Europa e non sembrano destinati ad esaurirsi  nel breve e medio termine.

Due lustri orsono la Germania era definita come il “malato d’Europa”, mentre oggi viene additata come modello da imitare. Cosa è accaduto nel frattempo?  Occorre richiamare il governo di Gerhard Schröder e la famosa “Agenda 2010”.

Sinteticamente si può dire che in quella occasione si mise mano al Salario minimo. Lo slogan era “meno soldi per chi rimane a casa, e più soldi a chi lavora”. 
Questo slogan comportò un drastico taglio dell’indennità di disoccupazione. Circa 2,2 milioni di persone persero l’assegno. Naturalmente in Italia le cose stanno assai diversamente.
Tra il clima politico psicologico e fenomeni politici compiuti c’è  una netta differenza. Tuttavia, esiste una reciproca e indubbia influenza.  Gli umori popolari finiscono in quello che i politologi chiamano: voto di protesta. Questo viene anche definito “voto inutile”, poiché attribuito a partiti che – secondo i mass-media – non hanno alcuna chance di vittoria; oppure nell’astensionismo che, secondo alcuni sondaggi, rappresenterebbe un vero e proprio partito radicato nel territorio.

Questi ultimi vengono definiti “comportamenti umorali” e sicuramente rappresentano dei sintomi di irrequietezza generale che possono rivestire un ruolo importantissimo nel delineare la strategia di una qualunque coalizione. Gli “spin doctor” ne tengono sicuramente conto e quando consigliano i loro “clienti” non fanno a meno di riportare nei discorsi da fare alcuni temi cari agli astensionisti e agli antipolitici. Gli esempi che si possono fare sono innumerevoli e non solo recenti.

mccarthy_windsofchangePer es. durante le presidenziali USA del  ’68 si svolsero in un clima di completo smarrimento, frutto del malcontento generale dell’opinione pubblica. Il presidente uscente Johnson che in politica interna era il fautore della “Big Society”, ossia di un programma di vaste riforme sociali, scontava il malcontento per una politica estera improntata al sostegno della guerra in Vietnam. D’altro canto i suoi rivali repubblicani, ferreamente anticomunisti e guerrafondai, faticavano a contrapporgli una diversa linea politica. Tuttavia, durante le primarie il pacifista Eugene McCarthy criticò da sinistra il presidente Johnson e si affermò sfruttando proprio il malcontento generale. Anche quelli furono “voti sprecati”. Ma… solo apparentemente. Johnson capì che il successo di Mc Carthy avrebbe portato in auge il fratello di JFK, Bob Kennedy, così abbandonò la corsa alla Casa Bianca. Bob Kennedy, dal canto suo, pagò con la vita la sua candidatura, lasciando al più improbabile dei suoi rivali, lo scettro della vittoria. Infatti, il principale consigliere di Nixon seppe sfruttare a meraviglia il malcontento generale per la guerra consigliando all’arci conservatore di sfruttare sino in fondo gli umori del paese e promettere la ritirata dal Vietnam.  Quell’arguto consigliere era nientepocodimenoche Henry Kissinger.

Paura e rabbia giocano un ruolo importante non solo nei momenti di cambiamento politico ma soprattutto in quelle fasi di trasformazione accelerata. All’uopo, basti ricordare l’importanza che ha rivestito la paura dell’armata rossa e del comunismo nel determinare le scelte all’interno dei singoli paesi occidentali, conferendo la maggioranza a partiti democristiani o comunque conservatori. D’altro canto questo stato di cose ha determinato i governi conservatori a fare, di tanto in tanto, alcune concessioni per ingraziarsi l’elettorato e, dunque, vincere le elezioni.  Anche sulla scena internazionale la “paura” talora reale, talaltra inculcata, ha sempre determinato la vittoria finale a quegli schieramenti moderati.

Non a caso, il Crollo dell’URSS ha decretato il trionfo del liberalismo nelle relazioni internazionali, come in quello  dell’organizzazione economica interna.  La paura del comunismo, inoltre,  ha fatto si che ogni intervento militare esterno fosse mascherato dalla difesa dei diritti umani, usati come una vera e propria clava per il perseguimento di altri fini. Non a caso , dopo l’11 settembre gli Usa hanno modificato la loro politica. In altre parole si a è aperto un periodo in cui la paura del terrorismo ha operato un’inversione di rotta rispetto alla politica ideologica di Wilson, di Truman e, soprattutto, di Kennedy. In questo senso gli USA hanno sfruttato senza ritegno un evento tragico per avviare una politica di interventismo globale fondata esclusivamente sugli interessi.
Ma se il ruolo della paura non non è certo un fattore nuovo e sconosciuto, non lo è tanto meno quello della rabbia o, più semplicemente del disgusto. Tutti ricorderanno sicuramente le proverbiali parole di Indro Montanelli ( che sicuramente non era democristiano) di turarsi il naso e votare DC. Ma, a ben vedere, questa non fu solo un’invenzione italiana.
In Gran Bretagna, durante i famosi anni ’60, i liberali invitavano i propri elettori a turarsi il naso pur di dar il proprio appoggio ai conservatori. Sicuramente in questo quadro è più utile il sistema anglosassone, dove la battaglia elettorale si restringe essenzialmente in due principali schieramenti.
Poi, occorre osservare un altro fatto. Paura e disgusto possono anche agire in simbiosi e cumulare la loro spinta propulsiva. La paura dello straniero a volte si unisce con lo sdegno per certi fatti di cronaca nera, trattati a volte, con troppa nonchalance.
Di questa mortifera political correctness la gente non ne può più e non riesce a nascondere il suo profondo disgusto. Disgusto che, nemmeno a farlo apposta, viene strumentalizzato per abbattere l’avversario. In questo quadro fanno ingresso le stantie tematiche nazionalistiche, ormai oscillanti tra il funereo ed il patetico. esse, dopotutto non riescono a mettere sul tavolo un programma credibile e condiviso e, dopo un po’ sono destinante ad evaporare come acqua al sole. All’estremo opposto il panorama non è dei migliori.
Le tematiche ideologico culturali della sinistra non riescono a superare la rimasticatura di un marxismo d’Antan, magari malamente  appreso su Bignami, e ciò mentre l’occidente è in piena crisi valoriale e vive una fase di estrema decadenza.

Come se non bastasse, la generazione internet è ormai quarantenne e dunque la frattura con il potere risulta evidente. Per questo motivo l’establishment vive anch’esso nella paura e cerca con ogni mezzo a sua disposizione di arginarla. Oggi, dunque, il clima spirituale europeo appare affetto da un’angoscia profonda, dovuta principalmente alla mescolanza delle paure vecchie con le nuove. Si tratta di timori legati a fenomeni già da tempo presenti nel diciannovesimo secolo.

Infine, con la fine ingloriosa della Lega nord, ormai a pieno titolo invischiata in tutto il malaffare italico, il malessere sociale provocato dall’angoscia per il futuro e dalla rabbia verso lo stato di cose presente si è trasferito in massa attorno alla figura carismatica del comico genovese, Beppe Grillo. Ma il processo non credo sia terminato.Staremo a vedere quali saranno i suoi sviluppi futuri…e che Dio ce la mandi buona.

Informazioni su Pier Luigi

Sono una persona curiosa e discreta allo stesso tempo. Mi piace discorrere di politica, storia ed economia. Se hai voglia di condividere con me i tuoi dubbi e le tue certezze, fatti avanti, sarò pronto a far mie le tue preoccupazioni.
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