Due sentimenti assai potenti, ma non per questo meno insidiosi, si stanno affacciando a lambire la mente e il cuore dell’Europa: la paura, in primis, e, infine, la rabbia. Questi sentimenti sono assai poco costruttivi, per non dire, completamente distruttivi. Purtroppo, però, e spero di sbagliarmi, credo caratterizzeranno tutti i più recenti eventi e, penso, futuri del Vecchio continente. Essi caratterizzano non solo il clima politico e pre-elettorale, ma anche quello psicologico e sociale.
La situazione politica, al di là dei soliti proclami, è stagnante; essa riflette, cioè, una situazione economica assai critica e precaria. Ciò lo si deve, non al fronteggiarsi di due o più disegni che hanno una loro proposta per ogni aspetto della vita sociale, bensì alla realizzazione dell’UNICO DISEGNO volto all’instaurazione del GOVERNO UNICO MONDIALE.
Il nostro sistema appare bloccato e per poter rispondere alla totalità dei problemi in campo occorre non delle mere riforme ma un progetto organico e strutturale che esuli dalle richieste di questo o di quello.
Ed è proprio attraverso l’analisi del “clima politico” prevalente che oggi pervade l’intera Europa che si possono spiegare tanto la bruciante umiliazione di Francois Hollande tanto la débâcle dell’intera sinistra francese alle consultazioni amministrative. Ma questo dato non rappresenta certo una novità.
Due lustri orsono la Germania era definita come il “malato d’Europa”, mentre oggi viene additata come modello da imitare. Cosa è accaduto nel frattempo? Occorre richiamare il governo di Gerhard Schröder e la famosa “Agenda 2010”.
Questi ultimi vengono definiti “comportamenti umorali” e sicuramente rappresentano dei sintomi di irrequietezza generale che possono rivestire un ruolo importantissimo nel delineare la strategia di una qualunque coalizione. Gli “spin doctor” ne tengono sicuramente conto e quando consigliano i loro “clienti” non fanno a meno di riportare nei discorsi da fare alcuni temi cari agli astensionisti e agli antipolitici. Gli esempi che si possono fare sono innumerevoli e non solo recenti.
Per es. durante le presidenziali USA del ’68 si svolsero in un clima di completo smarrimento, frutto del malcontento generale dell’opinione pubblica. Il presidente uscente Johnson che in politica interna era il fautore della “Big Society”, ossia di un programma di vaste riforme sociali, scontava il malcontento per una politica estera improntata al sostegno della guerra in Vietnam. D’altro canto i suoi rivali repubblicani, ferreamente anticomunisti e guerrafondai, faticavano a contrapporgli una diversa linea politica. Tuttavia, durante le primarie il pacifista Eugene McCarthy criticò da sinistra il presidente Johnson e si affermò sfruttando proprio il malcontento generale. Anche quelli furono “voti sprecati”. Ma… solo apparentemente. Johnson capì che il successo di Mc Carthy avrebbe portato in auge il fratello di JFK, Bob Kennedy, così abbandonò la corsa alla Casa Bianca. Bob Kennedy, dal canto suo, pagò con la vita la sua candidatura, lasciando al più improbabile dei suoi rivali, lo scettro della vittoria. Infatti, il principale consigliere di Nixon seppe sfruttare a meraviglia il malcontento generale per la guerra consigliando all’arci conservatore di sfruttare sino in fondo gli umori del paese e promettere la ritirata dal Vietnam. Quell’arguto consigliere era nientepocodimenoche Henry Kissinger.
Paura e rabbia giocano un ruolo importante non solo nei momenti di cambiamento politico ma soprattutto in quelle fasi di trasformazione accelerata. All’uopo, basti ricordare l’importanza che ha rivestito la paura dell’armata rossa e del comunismo nel determinare le scelte all’interno dei singoli paesi occidentali, conferendo la maggioranza a partiti democristiani o comunque conservatori. D’altro canto questo stato di cose ha determinato i governi conservatori a fare, di tanto in tanto, alcune concessioni per ingraziarsi l’elettorato e, dunque, vincere le elezioni. Anche sulla scena internazionale la “paura” talora reale, talaltra inculcata, ha sempre determinato la vittoria finale a quegli schieramenti moderati.
Come se non bastasse, la generazione internet è ormai quarantenne e dunque la frattura con il potere risulta evidente. Per questo motivo l’establishment vive anch’esso nella paura e cerca con ogni mezzo a sua disposizione di arginarla. Oggi, dunque, il clima spirituale europeo appare affetto da un’angoscia profonda, dovuta principalmente alla mescolanza delle paure vecchie con le nuove. Si tratta di timori legati a fenomeni già da tempo presenti nel diciannovesimo secolo.
Infine, con la fine ingloriosa della Lega nord, ormai a pieno titolo invischiata in tutto il malaffare italico, il malessere sociale provocato dall’angoscia per il futuro e dalla rabbia verso lo stato di cose presente si è trasferito in massa attorno alla figura carismatica del comico genovese, Beppe Grillo. Ma il processo non credo sia terminato.Staremo a vedere quali saranno i suoi sviluppi futuri…e che Dio ce la mandi buona.